Una domanda si sta diffondendo tra i risparmiatori: lasciare i propri risparmi in Italia o portarli all’estero? Qualcuno già negli anni scorsi, in ocasione della prima crisi finanziaria tra il 2008 e il 2010, l’aveva fatto. Qualcun altro l’ha fatto nelle passate settimane, in concomitanza con l’arrivo del nuovo governo, a cui era stata attribuita una volontà più o meno latente di mettere in discussione l’appartenenza dell’Italia all’area dell’Euro. Negli ultimi giorni questa volontà sembra attutita dopo l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Tuttavia è inutile nasconderselo: molti risparmiatori, a cominciare dai più ricchi (che sono poi quelli che hanno già provveduto negli anni passati a diversificate i depositi all’estero), saranno sempre pronti a fare il grande passo. Se lo spread fra il titolo pubblico decennale tedesco e il Bpt italiano con la stessa durata si allargherà a dismisura a causa di politiche economiche non in linea con le aspettative dei mercati (che sono quelle di una riduzione deld eficit e del debito pubblico), si può star sicuri che assisteremo a una grande fuga di capitali dall’Italia.
Ma di chi sarà la colpa in questo caso? Dell’Europa “cattiva”, o della signora Merkel, che ci impediscono di implementare le politiche espansive che vorremmo mettere in atto per far crescere l’economia? O piuttosto di un debito pubblico enorme, pari a oltre il 130 per cento del prodotto interno lordo che solo gli italiani hanno fatto? Suona ridicola l’idea di andare a ricontrattare con l’Europa il nostro debito pubblico chiedendo di farci togliere 250 miliardi, come si leggeva nella prima bozza dell’accordo di governo. E’ come se uno andasse da un amico a chiedergli di togliergli una parte del debito che non l’amico ma lui stesso ha fatto! Allora tutto si può fare, anche rivedere i trattati e anche chiedere ai paesi dell’Unione europea di trovare degli escamotage di vario tipo per aiutare l’Italia a crescere di più. Quel che non si può proprio fare è mandare un messaggio ai popoli amici di questo tenore: che loro devono accollarsi una parte del nostro debito, che siamo stati noi a far crescere nel corso di tutti gli anni Ottanta. Ovvero quando la nave andava…come disse l’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi una volta. Andava sì, ma il prezzo lo stiamo pagando ancora noi adesso e lo pagheranno anche i nostri figli.