Nella prima “pillola di educazione finanziaria” abbiamo parlato di ciò che viene “prima” di qualsiasi scelta di allocazione del proprio risparmio, e cioè della protezione di base che bisogna prevedere per la propria famiglia.

Poste le basi per una protezione con una polizza vita adeguata, adesso vediamo qual è il primo passo da effettuare. Prima di pensare al risparmio che servirà per comprare una macchina o un mobile o fare un viaggio – quindi prima del risparmio a breve termine –  bisogna guardare il più lontano possibile: bisogna cioè guardare alla propria vecchiaia. Anche se, anzi soprattutto se, si è giovani. Il punto è che le varie riforme delle pensioni in questi anni hanno limitato la pensione che si avrà a fine vita. Se non si vuole avere un vero tracollo finanziario quando si andrà in quiescenza, occorre dunque verificare fin da subito (si può chiedere all’Inps o alla propria cassa previdenziale) quale potrà più o meno essere il reddito che si avrà da pensionati.

Se si ha la fortuna di avere un lavoro dipendente fisso, è probabile che ci sia tra gli accordi di categoria anche un fondo pensione integrativo. Questo viene comunemente chiamato “fondo chiuso” (o di categoria, appunto) perché accetta fra i propri soci soltanto coloro che lavorano in un certo settore. I contratti di lavoro prevedono le forme con cui lavoratori e datori di lavoro partecipano insieme alla crescita di questo fondo. Il cui scopo è quello di fornire una pensione “aggiuntiva” o integrativa che andrà a rimpinguare quella dell’Inps. I sindacati o lo stesso fondo possono effettuare delle proiezioni su quanto varrà questa pensione di scorta. Nel caso in cui si reputi che la pensione di base più quella integrativa (calcolate entrambe come una percentuale rispetto all’ultimo stipendio) non bastino al momento della cessazione dal lavoro attivo, allora occorre predisporre fin da subito una “terza” gamba pensionistica scegliendo tra fondi pensione aperti o Fip (Forme individuali previdenziali) assicurativi (vedremo in una successiva “pillola” di educazione finanziaria, poi, quali tra questi prodotti siano da preferire).

Nel caso però che si sia un lavoratore autonomo o un professionista, in genere non c’è alcuna pensione di secondo livello perché non c’è alcun datore di lavoro. Quindi bisogna premunirsi fin da subito con un versamento annuale adeguato alle necessità di quando ci si ritirerà dalla vita attiva. Anche qui un fondo pensione aperto o un Fip assicurativo sarano le prime cose da prendere in considerazione, tenendo conto che la deduzione fiscale opera fino a 5.100 euro all’anno circa.

Da notare che alcune categorie professionali prevedono già la possibilità di investire una parte dei guadagni in un fondo di categoria di secondo livello. In altri casi, è prevista la possibilità di aumentare i versamenti annuali per accrescere la futura pensione di base.

Messa a posto la “vecchiaia”, si può cominciare finalmente cominciare a  occuparsi della gestione del proprio risparmio a breve e medio termine.